Giro ad anello Sass de Putia

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Percorso

GiroAdAnelloSassDePutia_Percorso

Specifiche percorso
Dislivello (m)685 m.
Quota minima1.979 m
Quota massima2.403 m
Distanza14,35 Km
Tempo (soggettivo)6:04 ore
DifficoltàPer escursionisti esperti
Traccia Gps scaricabileGiro ad anello Sass de Putia
Senso di percorrenza tracciaAntiorario
Percorso e traccia verificati in data24/08/2022
Navigazione e traccia create con Garmin Fenix 6 Solar Pro


Cosa accidenti stiamo facendo?

Siamo dovuti ripartire così tante volte dopo un qualche maledetto evento negativo che ho perso il conto. Soprattutto in questo strano 2022 che in generale è complicato per tutti. Manu dopo tanti anni ha avuto di nuovo un paio di crisi epilettiche, e in primavera e ad inizio estate. Ha ripreso a prendere un farmaco per controllare questo problema, così ci siamo dati tempo per vedere che stesse bene per osare nuovamente un'escursione insieme. Quando sembrava finalmente potessimo iniziare, i problemi li ha avuti Stefania mia moglie, purtroppo seri. Così a luglio ha subito un'operazione importante e un decorso tutt'altro che semplice. Avevamo già prenotato da mesi un appartamento a Bressanone per fine agosto, che fare? Anche su consiglio dei medici siamo andati. Alla fine della settimana complice una bella giornata e la voglia di Manu di tornare in quota, con l'auto siamo arrivati fino al passo delle Erbe per iniziare la nostra nuova avventura. Ho cercato di nascondere un po' l'imbarazzo con Manu perché dentro di me non ero sicuro di quello che stavamo facendo: mi sentivo in colpa per lasciare sola Stefania quella giornata.

Ma dal qualche parte prima o poi bisogna pur ricominciare ad osare, uscire di casa anche solo per tenere problemi e pensieri a temporanea distanza. Nella vita non mancano a nessuno le situazioni difficili, quelle che ti bloccano, ti opprimono, ti fanno cadere. A noi non resta che rimetterci in piedi come meglio possiamo e ripartire, questo almeno è il poco che ho capito. Esiste forse un'alternativa? Io non la conosco. 

Raccogliamo le idee e partiamo 

Fa freddo di prima mattina quando scendiamo dall'auto al passo delle Erbe. Anche se è estate siamo a 2.000 m di prima mattina e ci sono solo pochi gradi sopra lo zero termico. Ma abbiamo tutto quello che serve nello zaino, così Manu parte con guanti e copricapo caldo e un giacca intermedia, io mi avvio a maniche corte ma fa freddo. Allacciati gli scarponi, fatta partire l'attività sui nostri Garmin, io inizio a seguire la traccia che ho scaricato il giorno prima. Diamo uno sguardo all'imponenza del Sass de Putia che si staglia davanti a noi per altri 1.000 m di quota: il nostro percorso ci dovrebbe portare a farne il periplo fino a ritornare al punto di partenza. Guardo per un attimo Manu in viso prima di partire per capire se ci siamo ed è tutto a posto: mi sembra di guardarmi allo specchio, anche lui è perplesso. O forse sono solo io che vedo in lui quel disagio che provo ad essere li. Smetto di cercare di razionalizzare la situazione e partiamo... spero che il cammino scioglierà almeno per qualche ora le ansie e le preoccupazioni di questi mesi.

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L'avvicinamento ci riscalda in tutti i sensi 

I primi 2 km del sentiero sono facili, ci portano verso il massiccio del Sass de Putia in leggera salita affrontando il percorso in senso antiorario. Questo primo tratto esposto al sole è l'ideale per riscaldare un po' i nostri corpi, prendere un po' di fiducia e coraggio per il proseguimento del nostro cammino. Il sentiero largo ci permette di camminare affiancati così chiacchieriamo del più e del meno, di tante cose di cui parliamo solo quando siamo in montagna. Il sentiero passa prima vicino ad alcuni alpeggi immersi nel verde dei prati e boschi che caratterizzano il passo delle Erbe. Salendo di quota si apre di fronte a noi un paesaggio ampio e profondo, abbiamo lasciato i boschi più in basso e la vista può spaziare tutto attorno: uno scenario rilassante addolcisce i miei pensieri.

Giro ad anello Sass de Putia


Le difficoltà aumentano, cosa fare?

Il sentiero si restringe decisamente e non è più possibile proseguire affiancati, vado avanti io e Manu mi segue. Progressivamente il sentiero si stringe sempre più fino a divenire una semplice traccia nel fianco della montagna. Si sale e si scende sempre più esposti, attraversando numerosi punti in cui piccole frane di roccia dal massiccio che è sopra di noi hanno ricoperto la via. Procediamo con cautela, lentamente: faccio due passi e mi giro per vedere cosa ne pensa Manu di questo tratto che non immaginavamo così impegnativo. E' giustamente preoccupato: lo sono anch'io del resto, ma cerco di non mostrarlo troppo. Ci confrontiamo ogni tanto, cosa facciamo? Torniamo indietro? E' sempre un'opzione da considerare.
Più volte vado avanti di una decina di metri quando troviamo un passaggio difficile e cerco poi di motivare Manu con un: "il tratto difficile lo abbiamo passato". Sono sicuro che Manu mi conosce bene e sa capire quando fingo anche solo per tranquillizzarlo. Ma quando siamo in montagna so di avere la sua piena fiducia, e se scelgo di fare qualcosa lui mi segue e si affida. E' un aspetto che abbiamo conquistato nel tempo, su cui io posso contare e lui può contare: non è poco.
Ma comunque mi carica di responsabilità: devo scegliere la cosa giusta per entrambi, non cacciarci troppo nei guai e fare in modo che l'avventura si concluda sempre con qualche aspetto positivo. Non sono uno che si tira indietro nel prendersi responsabilità in montagna, ma questa volta è diverso, più difficile. Sullo sfondo dei miei pensieri trai criteri di valutazione resta pur sempre Stefania che non sta bene e Manu che non so quanto potrà reggere ancora nervosamente lo stress di questo percorso estremamente esposto.
Decido di proseguire sperando di aver fatto la scelta giusta, Manu mi segue maledicendo il percorso. Io lo rassicuro, ma dentro dime faccio lo stesso ma con parole peggiori!

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Dopo la tensione il muro

Seguiamo la traccia e riesco a fare solo qualche fotografia perché è davvero impegnativa: quello di oggi non è un percorso per chi soffra anche solo vagamente di vertigini. Mi sento piccolissimo ed esposto sotto ad un muro infinito di roccia e pietre e sull'orlo del burrone che abbiamo sotto i nostri piedi. Ad un certo punto la GoPro si spegne, batteria finita, non l'ho caricata la sera prima: anche questo un aspetto che non è da me e mi ricorda di come ci siamo improvvisati oggi in questa inattesa escursione.
Riesco comunque a fare alcune riprese del tratto più esposto della traccia, andatevi a vedere il video alla fine dell'articolo e capirete perché Manu l'ha ribattezzato il sentiero della morte.
Finalmente la traccia diventa meno impegnativa e così dico a Manu che ormai il peggio è passato, finalmente adesso sarà tutto più semplice: ma non conoscendo il percorso gioco male le mie carte. Infatti approdiamo al fondo del canalone che sale come un muro fino alla forcella che è il punto più alto del percorso. E' un tratto davvero duro fisicamente che non da respiro, il classico muro che sale dentro un canalone. A questo punto temo l'ammutinamento, ho appena sbandierato che le difficoltà sono finite ed invece ora c'è da fare molta fatica, Manu ha ragione ad arrabbiarsi. La cosa buffa a posteriori è che non me lo dice direttamente anche se è facile per me capire il suo umore, ma se ne lamenta con Stefania che a sua volta mi manda un messaggio per chiedermi cosa stiamo facendo e perché Manu è così arrabbiato. Insomma mi ha fatto sgridare da mia moglie, il messaggio è chiaro, questa volta stai esagerando.


Gestire o farsi travolgere dalla frustrazione

Succede di tanto in tanto nella vita che la frustrazione si impossessi di noi. In fondo anche questo 2022 per noi è così, prima un problema di Manu, poi un altro e dopo anche Stefania... ti sembra di non avere le forze per sopportare e gestire altro, sei già stremato e davanti hai ancora un ulteriore scoglio. Ai piedi di questo muro abbiamo esaurito entrambi le energie nervose per aver superato un tratto difficile, ed entrambi siamo stanchi e messi davanti ad un muro di pietra che ci attende: anzi che ci sbarra la strada.

In questa problematica però io sono avvantaggiato dall'esperienza che in tanti anni di sport ho fatto: la frustrazione può essere gestita ma non senza aver fatto un passo indietro e razionalizzato la situazione a mente fredda, e pulsazioni tornate a ritmi di riposo.
Così dico a Manu che ci fermiamo a mangiare li anche se non era il luogo ipotizzato: non ci si ferma a mangiare prima di affrontare una salita dura, è contro il buon senso. Ma invece la pausa cibo mi serve per staccare mentalmente dalla situazione, ci permette di riposarci e di chiacchierare del più e del meno, senza pensare al percorso, ci penseremo poi. Ci fermiamo per più di 20 minuti e così la fatica e la frustrazione diventano meno opprimenti.

Certo il muro da salire è sopra di noi e non si è spianato, ma lo possiamo guardare ora come ad una possibilità e non ad uno sbarramento. Dico a Manu che se è d'accordo proviamo a salire con calma e che se vuole tornare indietro lo faremo senza problemi, nessuno ci obbliga a proseguire.

Mostro a Manu l'andamento altimetrico della traccia del percorso sul mio Garmin per dimostrargli che una volta raggiunta la forcella sopra quel muro il percorso sarà tutto in moderata discesa. Ripartiamo con lo spirito di fare un ultimo vero sforzo. Ci fermiamo più volte perché il canalone è davvero ripido, ma con calma arriviamo alla forcella: stanchi ma felici di non aver rinunciato.
Alla forcella ci accoglie una stella alpina, la prendo come un segnale positivo e ci sediamo a riposare vicino ad essa. Faccio una foto con il cellulare e la mando a Stefania per dirle che ora va meglio, che Manu come me è stanco ma sereno.

Tanta spensieratezza dopo la tensione

Quando iniziamo a scendere oltre la forcella è subito chiaro che sarà tutta un'altra cosa. Certo abbiamo davanti a noi ancora tanti chilometri, ma possiamo camminare quasi sempre fianco a fianco, immersi in un paesaggio di prati e alpeggi. La giornata estiva ora si fa sentire ed il sole ci scalda e fa sudare. Ci alleggeriamo di molti abiti e procediamo spediti sul sentiero che ci conduce dietro la montagna. Ormai tutta la tensione e i dubbi sono rimasti indietro su passi che abbiamo già dimenticato.

Riprendono le chiacchiere allegre che caratterizzano le nostre escursioni e ci chiediamo se a Modena il nostro gatto Pascal sentirà la nostra mancanza. Procediamo in un paesaggio bucolico, con colori da cartolina, fiori coloratissimi, animali e un cielo blu puntinato da nuvolette bianche. Sembra di passeggiare tra le schermate di login di windows, gli scenari sono di questo tipo.

Ad un certo punto incontriamo altri escursionisti che parlando tra loro di un film e fanno uno strafalcione confondendo il nome di un film con quello di un attore.
Manu inizia a ridere e non si ferma più, io lo seguo perché davvero l'equivoco è notevole. Continuiamo a scendere con Manu che continua a ridere e a dirmi che dobbiamo raccontarlo assolutamente alla mamma appena arriviamo.

Quando si supera qualcosa di complesso, che ci ha fatto dubitare se ce l'avremmo fatta oppure no, subentra spesso un momento di euforia apparentemente irrazionale. Queste risate seppur mescolate alla stanchezza mi hanno fatto capire che anche Manu ha elaborato e superato l'ostacolo imprevisto di oggi. E questa consapevolezza resterà nel bagaglio di entrambi.

Alla sera una cena in un ristorante di Bressanone con Stefania e Manu: per festeggiare il ritorno, la gioia di stare insieme, il piacere di condividere gli episodi di una piccola, vera, avventura. 


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La giornata secondo Manu

Per me il percorso è stato sicuramente uno dei più faticosi mai affrontati se non il più difficile di sempre in 23 anni di vita (Altro che 3 cime dove anche li ho maledetto con insistenza e in tutte le lingue del mondo mio papà). Però dopo questa esperienza ho capito che se ho la giusta determinazione, la carica altrettanto giusta e un compagno utile allo scopo di distrarmi mentre faccio anche attività faticose riesco a portare a termine tutto.

La sveglia essendo già su in montagna in vacanza non è stata particolarmente traumatica, anzi è stata piuttosto in ritardo rispetto agli standard (Non che svegliarmi presto mi dia fastidio, anzi già di mio non dormo molto in realtà)

Ci prepariamo, prendiamo la Focus e ci dirigiamo presso il passo delle Erbe.

Appena arrivati facciamo partire la traccia e iniziamo ad incamminarci presso quella che sarà la ns meta.

La salita inizia in maniera abbastanza tranquilla e per i primi metri va anche tutto bene.. Ma dopo poco inizia a diventare pian piano più ripida e complessa, cosa della quale non volevo saperne in quanto anche a detta del papà doveva essere una "cosa tranquilla", e più si sale più questa Maledetta salita (Ho messo maledetta per galanteria più essa diventa difficile e stancante, non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello mentale per il fatto che quel sentiero malefico più si va avanti e più si restringe di volta in volta senza alcuna pietà per il/i malcapitiato/i che attraversano quella strada

 

Il video che abbiamo realizzato di quest'escursione