LA MIA VISIONE

RobertoCarnevali_Self


Ho letto molti passaggi in cui grandi fotografi e comuni fotoamatori hanno nel tempo e nella storia cercato di raccontare il loro rapporto con la fotografia. Sembrerebbe invece tutto molto scontato quando scattiamo una fotografia: ma siamo sicuri che tutto è così semplice come fare click?

Non c'è dubbio che la fotografia costituisca uno dei più importanti e abusati linguaggi di comunicazione di questi tempi. Una forma di espressione per tutti, fatta da tutti, rivolta a tutti. Certo anche senza avere le doti manuali del pittore, dello scultore o del musicista solo per fare qualche esempio, attraverso la fotografia possiamo esprimere qualcosa.

Ma come direbbe il grade Mario Giacomelli: "La fotografia è una cosa semplice. A condizione di avere qualcosa da dire."

Quello che comunque ogni fotografo dovrebbe ricercare una volta iniziata una seria pratica fotografica, è la propria personale motivazione. Perchè ci si rende ben presto conto che ci sono infiniti modi di riprendere una scena, ma uno solo è quello che abbiamo in mente o che il nostro subconscio ci spinge a ricercare. Ed è vero che quando lo otteniamo lo capiamo subito. E nel capirlo spesso si prova una strana sensazione, guardando quello scatto è come se guardassimo da spettatori all'interno di noi stessi e riuscissimo a vedere qualcosa che non è bello o non è brutto in se, ma è una parte della nostra persona "rivelata" a noi stessi. Fotografare non può essere un lavoro o un'esercizio fine a se stesso, fotografare vuol dire andare alla ricerca di se stessi. La fotografia a questo punto nasce da sola, è un’esigenza. Espressione profonda di quell’istante irripetibile che mi ha portato a realizzarla. La fotografia è espressione della mia interiorità, indagine profonda e senza maschere del mio io, del mio status. E quando le rivedo a distanza di tempo rivivo le stesse emozioni, le stesse gioie e inquietudini che mi hanno condotto a realizzarle. Attraverso di esse posso guardare in faccia la mia storia, il mio passato: sfiorare solamente il presente, aspettando con ansia di cogliere la prossima emozione