Macrofotografia

Tutorial di fotografia


Da molto vicino

Fino ad alcuni decenni fa la macrofotografia (o fotografia a distanza ravvicinata) poteva essere considerata un genere essenzialmente per "addetti ai lavori”: la necessità di utilizzare ottiche e attrezzature specializzate, fornite dalle principali aziende solamente a richiesta, e i relativi costi impegnativi, tenevano a debita distanza i fotoamatori. In questi ultimi anni invece, con la commercializzazione di ottiche dedicate a prezzi accessibili, e grazie anche alla diffusione su larga scala della fotografia digitale, un gran numero di fotografi non professionisti ha potuto cimentarsi in questo particolare campo della fotografia.
Questo genere contempla genericamente le riprese che si effettuano a distanza ravvicinata dal soggetto, tali da evidenziarne aspetti, sfaccettature o caratteristiche che sfuggono al comune sguardo.


Livelli di ingrandimento

In realtà viene spesso chiamata impropriamente macrofotografia tutta la fotografia che mira ad ingrandire il soggetto e quindi a riprendere piccoli spazi: più correttamente dovremmo parlare di tre generi diversi e precisamente fotografia ravvicinata, macrofotografia, microfotografia. Il fattore discriminante tra queste categorie è il livello di ingrandimento, ossia il rapporto dimensionale che ha un oggetto nella realtà raffrontato con la sua dimensione sulla pellicola o sul sensore nel caso di macchina digitale, per esempio un livello 0,1x significa che la dimensione sul sensore è 10 volte più piccola di quella nella realtà. Livelli di ingrandimento tra 0,1x e 1x definiscono il campo della fotografia ravvicinata, tra 1x e 20x quello della macrofotografia, da 20x in poi il campo della microfotografia.


Strumenti per la Macrofotografia

E’ facile intuire che ciascuno di questi tre campi necessita di strumenti differenti per poter essere praticato efficacemente.

La fotografia ravvicinata è senza dubbio il genere che richiede la minor attrezzatura specialistica, tanto da poter essere praticato anche con una buona macchina digitale compatta: è infatti possibile ottenere livelli di ingrandimento sufficienti con ottiche non specialistiche. Sono da preferire in questo caso gli obiettivi per cui la casa costruttrice ha previsto una apposita posizione macro, oltre a svolgere la normale funzione zoom, che permettono di ottenere livelli di ingrandimento interessanti senza per questo investire in un’ottica dedicata.

Per la macrofotografia invece, la scelta di un corpo reflex possibilmente digitale è praticamente obbligata: ad esso va associato un obiettivo specifico di tipo macro preferibilmente a focale fissa. Gli obiettivi così progettati hanno caratteristiche uniche che li contraddistinguono: la possibilità di focheggiare a pochi centimetri dalla lente frontale anche con focali lunghe fino a 200mm, un’elevata nitidezza, possibilità di lavorare a diaframmi molto chiusi, un’alta luminosità, ottimizzazione per le riprese a breve distanza. Normalmente questi obiettivi sono progettati per un livello di ingrandimento di 1x: per andare oltre è necessario utilizzare i tubi di prolunga che aumentano il tiraggio dell’obiettivo. Queste soluzioni possono in alcuni casi limitare le funzionalità automatiche per quanto concerne la lettura esposimetrica e l’autofocus.

Per la microfotografia gli strumenti più adatti sono le varie tipologie di microscopio: ottico ad ingrandimenti minori e poi elettronico, sul quale attraverso appositi adattatori è possibile collegare una macchina fotografica ad un idoneo oculare.


Profondità di campo e fuoco poco profondo

Quando si inizia a cimentarsi in questo genere fotografico, ci si scontra immediatamente con un limite che può a prima vista sembrare insuperabile: la mancanza di profondità di campo. Già lavorando ad un livello di ingrandimento di 1x e utilizzando un’apertura di diaframma di solo f/22 la profondità di campo risulterà di soli 3 mm. Questa situazione può in un primo momento disorientare il fotografo. Questa peculiarità può rivelarsi, una volta compreso come gestirla e accolta come caratteristica inevitabile, un grande strumento compositivo e di espressione per il fotografo che ha la possibilità non solo di registrare fedelmente la scena che ha davanti, ma di astrarla attraverso questa caratteristica presentandocela come lui la vede. E’ allora nuovamente possibile riappropriarsi degli strumenti tradizionali per variarne la dimensione, scegliendo il diaframma opportuno o disponendosi nei confronti della scena nel modo più idoneo ad evidenziarne le parti importanti: diventerà quindi facile staccare il vero centro della scena e rendere indistinguibili altre aree che invece disturberebbero.


Illuminazione della scena

Più ci si avvicina ad un soggetto, maggiori sono le possibilità che la macchina fotografica o la nostra figura proiettino delle ombre sgradite su di esso; va considerato inoltre che i gruppi ottici degli obiettivi macro sono molto allungati verso il soggetto e la luce che arriverà a colpire il piano della pellicola o il sensore sarà in parte ridotto. Aggiungete a queste considerazioni il fatto che un forte ingrandimento esalterà la sensazione di eventuale micromosso e sarà quindi facile capire quanto importante e necessaria sia una buona illuminazione in questo genere fotografico. L’utilizzo del flash è solitamente la soluzione migliore per la macrofotografia. In primo luogo la scena da riprendere è piccola, e un flash ha sicuramente la luce sufficiente per illuminarla. L’utilizzo del flash permette anche di congelare l’azione rispondendo a due requisiti fondamentali: evitare il rischio di micromosso e in caso di sincronizzazione veloce con l’otturatore può congelare eventi molto rapidi che sfuggirebbero alla nostra visione. Non sempre i flash incorporati nelle macchine fotografiche sono adatti a tale scopo: spesso la loro luce non riesce ad arrivare su soggetti posti a brevissima distanza perché l’ottica stessa si interpone e proietta ombre. Altre volte l’illuminazione in asse con l’ottica non è la soluzione migliore: per questo è preferibile utilizzare uno o più flash esterni comandati via filo oppure i moderni flash wireless ; entrambi permettono un controllo pieno della direzione e quantità di luce che riceverà il soggetto. Alcuni costruttori realizzano flash di tipo "anulare”, che si montano direttamente sulla parte terminale dell’ottica e che hanno il grande pregio di generare immagini prive di ombre, ottimi per la macro di tipo documentativo.


Costruzione e composizione della scena

La fotografia macro può essere applicata ai soggetti o alle situazioni più disparate: nonostante questa varietà sia praticamente infinita scopriremo presto che tutti gli scatti interessanti nascono da composizioni rigorosamente costruite. Il set di ripresa, a parte qualche eccezione, è completamente gestibile dal fotografo: si parla di costruzione vera e propria in questi casi, dove non è auspicabile creare un set di ripresa senza avere un’idea iniziale ben definita.Questa grande possibilità può le prime volte disorientare, è quindi preferibile procedere per gradi. Solitamente si parte con l’individuazione del soggetto, e poi a seconda dell’idea si iniziano ad introdurre sulla scena elementi di secondo piano che lo evidenziano perché ad esso in relazione o in contrapposizione. Successivamente si può procedere con la scelta di uno sfondo adeguato e iniziare a sistemare le luci per avere un’idea di quale interazioni avranno con la scena. A questo punto si pensa all’inquadratura, si sceglie l’ottica adatta, la focale, il punto di ripresa. E guardando attraverso il mirino si inizia quel procedimento potenzialmente infinito di ottimizzazione della scena fino ad arrivare ad una situazione soddisfacente. Per questi scatti avremo sempre la macchina posizionata su cavalletto, e scatteremo con un comando flessibile o uno a distanza per evitare vibrazioni in fase di ripresa. Anche nel caso di fotografie di tipo naturalistico, per esempio aventi per soggetti insetti o affini e riprese all’esterno, il fotografo dovrà prestare sempre una grande attenzione oltre che al soggetto anche a tutti gli altri elementi, e giocando sulla ridotta profondità di campo e sull’illuminazione saprà creare un "fondale” adatto per l’immagine. Lo sfondo per questo genere di immagini deve essere curato alla stregua del soggetto.


Cosa è possibile ottenere da questo particolare studio

Praticando con passione questo genere fotografico è possibile ottenere molteplici risultati, in primo luogo la possibilità di osservare e riprendere da vicino la realtà, cogliendone quegli aspetti e dettagli che i nostri occhi normalmente non vedono. E’ possibile allora scoprire che esiste un mondo meraviglioso che ci circonda, realizzato in una diversa scala, e la voglia di guardare le cose più da vicino e di capirne le dinamiche aumenterà di pari passo. Questo processo porterà a focalizzare la nostra attenzione sui dettagli e i particolari, a considerarli importanti e ad assimilare questa peculiarità. Inoltre sarà necessario partire da un’idea prima di allestire un set di ripresa, obbligando il fotografo ad iniziare il lavoro solo dopo aver ben chiaro cosa vuole ottenere e comunicare: questo si rivelerà molto utile per superare la fase in cui si tende a riprendere unicamente ciò che vediamo in natura intorno a noi; si rafforzerà inoltre la necessità di previsualizzazione della scena che vogliamo riprendere, e aumenterà anche l’abilità manuale nel realizzare la stessa con gli oggetti che abbiamo a disposizione. Le fotografie di questo genere sono, a parte alcuni casi, ripetibili all’infinito: ciò, unito alla possibilità che ci offre il digitale di scattare praticamente a costo zero, ci da la possibilità di analizzare il risultato, apportare modifiche alla scena ed effettuare una nuova ripresa migliorata. Lo dico per esperienza personale, la fotografia macro è una palestra tecnica formidabile: è paragonabile ad una partita a scacchi contro se stessi. Potendo controllare completamente la scena, la buona o cattiva riuscita di una fotografia è solo nelle nostre mani: e come negli scacchi quando si perde non ci sono scusanti, bisogna affinare la tecnica per farsi trovare pronti alla prossima occasione. E quel bagaglio tecnico che con essa andremo ad arricchire, andrà ad ampliare quel linguaggio fotografico con il quale potremo esprimerci sempre meglio.


Un tutorial sulla fotografia di Paesaggio, realizzato e pubblicato per il volume MaxArtis Book N.1, edito nel marzo 2007.