Paesaggio o Landscape

Tutorial di fotografia


Un genere per tutti

La fotografia paesaggistica è forse il genere più praticato insieme al ritratto, probabilmente le prime immagini che abbiamo scattato ritraevano proprio paesaggi. Le occasioni per fotografare l’ambiente che ci circonda sono molte: una vacanza, un’uscita domenicale con la famiglia, un’escursione in montagna… La voglia di scattare una fotografia di questo genere nasce spesso davanti a panorami o spettacoli naturali che vorremmo immortalare e poi gustarci a casa, magari mostrandoli agli amici. Spesso però quello che ci resta tra le mani è una fotografia con poca personalità, che non riesce a riportarci alla mente tutte le sensazioni che ci hanno indotto a riprenderla: quella montagna maestosa non sembra più tale, e l’aria pura e fredda di quel mattino non è percepibile. Verrebbe a volte da pensare che il massimo risultato ottenibile sia la classica cartolina con cielo terso e il panorama ben in evidenza: si può pensare questo fino a quando non capita di vedere le fotografie che qualche grande paesaggista riesce ad esprimere. Le guardiamo e ne restiamo stupiti: quali sono i segreti e gli approcci che essi utilizzano per ottenere questi capolavori?

Studiare e capire il soggetto

Come in ogni genere fotografico, prima di iniziare a scattare il fotografo dovrebbe avere ben in mente cosa vuole riprendere e quale risultato si prefigge. Questo tipo di fotografia è probabilmente quello che porta a meditare più di ogni altro sul soggetto, per poterlo rendere integralmente con la sua poliedricità a chi osserverà le immagini. Molto spesso lo chi osserva la foto vedrà luoghi in cui non è mai stato, di cui non ha riferimenti di nessun genere. Per poterlo trasportare al centro della scena come se a scattare quell’immagine fosse stato lui, è necessario trasmettergli non solo gli elementi principali della stessa, ma anche le atmosfere, i silenzi, il clima: in una parola lo spirito del luogo. I paesaggisti hanno in genere la caratteristica di amare profondamente la terra, e questo amore li porta a cogliere chiaramente gli elementi chiave del paesaggio: a capire quindi con quali particolari elementi è possibile mostrarne il silenzio, il vento, il caldo, la maestosità, ecc… E’ la prima cosa che siamo chiamati a fare anche noi: appena ci meravigliamo davanti alla natura, facciamo chiarezza su quali sono gli elementi che insieme al soggetto principale possono aiutare a descriverne l’ambiente e l’atmosfera.

Attrezzatura per la fotografia paesaggistica

I paesaggisti che svolgono professionalmente questo tipo di fotografia si servono solitamente di corpi macchina basati su pellicole o sensori di grande formato: questo permette di contenere a livello minimo il rumore e di avere al contempo immagini molto ricche di informazioni da cui poterne ricavare stampe di grande formato. In realtà per un utilizzo non professionale, un buon corpo reflex a pellicola o digitale di formato normale è più che adatto allo scopo. Per quanto concerne le ottiche da utilizzare, un classico corredo standard di focali di buona luminosità (F/2.8) nel campo dai 20 ai 200 mm su formato Leica 24x36 mm è quello che serve. Volendo fare un significativo passo in avanti nella scelta di corpo macchina e ottiche, nel caso in cui non ne fossimo già in possesso, sarebbe meglio prediligere attrezzature tropicalizzate perché spesso ci si troverà a scattare in condizioni in cui umidità, sabbia, gelo, pioggia possono compromettere se non rovinare attrezzature non costruite per operare in queste condizioni. Per quanto concerne gli accessori indispensabili, sicuramente possiamo annoverare tra di essi alcuni filtri: il polarizzatore e degradante grigio che si trova in varie gradazioni. Ma l’accessorio veramente indispensabile per questo genere di fotografia è un solido e trasportabile treppiede, unito ad un comando remoto per la camera. Lo scatto è sempre frutto di riflessione, di ricerca maniacale dell’inquadratura e di attesa della luce necessaria per dipingere la scena: abbiamo quindi tutto il tempo per fissare saldamente l’attrezzatura al treppiede ed attendere l’istante propizio per il click.

La composizione dell’immagine

Dopo aver compreso quali sono gli elementi che devono avere rilievo nella fotografia che si andrà a riprendere, si procederà con la ricerca della composizione migliore. A questo punto è fondamentale riuscire a trovare il connubio migliore tra il punto di ripresa scelto e la focale da utilizzare. Normalmente inizia una fase di perlustrazione della zona, alla ricerca di elementi che possano maggiormente contestualizzare e descrivere quanto ci siamo prefissi di riprendere. Ci tengo a sottolineare come la conoscenza del linguaggio fotografico rivesta una grande importanza in questa fase: l’uso della regola dei terzi, la quinta in scena, le linee guida, l’uso del pattern e delle texture, l’utilizzo di cornici naturali, la gestione della prospettiva e altro ancora ci aiuteranno a trovare il punto di ripresa migliore. La composizione dell’immagine è una fase fondamentale: richiede solitamente parecchio tempo, voglia di sperimentare e tanto amore per quella terra che abbiamo desiderio di riprendere. Una ampia gamma di focali permette di poter scegliere la più adatta per ogni circostanza: ad esempio con un grandangolo possiamo "aprire” lo spazio e creare prospettive inaspettate, oppure con un teleobiettivo ravvicinare tra loro un filare di alberi aumentando la percezione di ripetitività dell’elemento. Quando riprendiamo panorami grandiosi e poco conosciuti è sempre bene cercare di includere in essi un elemento di cui siano note le dimensioni, affinché chi la osserva riesca a percepire la grandezza della scena: allora un albero, una casa, una barca a vela o un uomo si possono rivelare estremamente efficaci. Soprattutto nel caso in cui si decida di inserire la figura umana è molto importante assicurarsi che essa non catalizzi troppo l’attenzione diventando essa stessa soggetto.

L’attesa della luce migliore e le condizioni meteo

Una volta che abbiamo definito precisamente la composizione dell’inquadratura e la focale da utilizzare, tutto quello che dobbiamo fare è attendere la luce adatta per descrivere la scena. E come sempre in fotografia la luce determina l’anima dell’immagine e caratterizza fortemente l’impatto emotivo che essa genererà nello spettatore. Purtroppo a volte non possiamo determinare in anticipo la luce che avremo a disposizione, nè prevedere quali saranno le condizioni meteo che incontreremo. Al primo approccio questa mancanza di controllo può sconcertare chi è abituato a fotografare in studio, ma chi fotografa paesaggi vuole cogliere proprio il vero spirito, l’anima di un luogo: ed esso non sarebbe lo stesso senza le nuvole che passano improvvise, la pioggia che percuote gli alberi o la nebbia densa che cambia la visuale ad ogni istante. Così per coglierne il lento risveglio si è pronti ad alzarsi presto la mattina, e per veder balenare l’ultimo raggio di luce tra gli alberi rimane ad attendere al freddo che questo piccolo miracolo si ripeta. La luce e gli elementi meteo non si ripetono, gli istanti in cui essi formano un perfetto equilibrio cromatico con il panorama e ce ne svelano la più intima essenza sono brevissimi, e bisogna essere pronti a coglierli: per questo la macchina è sul cavalletto, l’inquadratura è già decisa così come la messa a fuoco preventiva. Se lo scatto presenta particolari difficoltà esposimetriche è bene prepararsi a scattare con il braketing immagini multiple. Il fotografo osserva la scena e partecipa ad essa in prima persona, e quando anche la luce e le condizioni sono perfette, scatta la fotografia possibilmente con un comando remoto per non indurre vibrazioni alla camera.

Un viaggio senza fine

Attraverso le grandi fotografie di paesaggio, posso dire di aver viaggiato e di aver vissuto i luoghi più esotici e inaccessibili del nostro pianeta. Ho provato il freddo e l’aria tersa e gelida delle alte cime delle Ande, il caldo torrido e la sabbia penetrante e rovente del Sahara, sono in grado di descrivervi minuziosamente gli spazi immensi, maestosi e silenziosi dello Yellowstone Park che il grande Ansel Adams ha svelato ai miei occhi. E tutto questo senza aver mai fisicamente sfiorato queste regioni. Si può decidere di fotografare il paesaggio per diversi motivi: per puro spirito documentativo, per amore della propria terra o di una regione particolare del nostro pianeta, per sensibilizzare a problematiche ambientali, per riprendere un ecosistema che sta scomparendo… Qualunque sia la ragione che vi spinge a farlo, sarà impossibile non farsi ammaliare dal lento e ricercato percorso da affrontare per giungere alla realizzazione di uno scatto consapevole. E a differenza di quello che inizialmente si può pensare, i paesaggi "fotogenici” sono ovunque attorno a noi e non solo dall’altra parte del mondo. Svelare la natura di un luogo è un po’ come fare un ritratto ad una persona, in cui si rende manifesto il legame reciproco tra soggetto e fotografo. Solo chi ben conosce un luogo, lo ha vissuto, ne conosce atmosfere e ritmi, saprà descriverlo con dovizia di particolari e fedelmente agli altri. I paesaggi sono fortemente caratterizzati dalle condizioni climatiche e dalla stagione in cui la ripresa è avvenuta: questo offre la possibilità di poter ottenere immagini profondamente diverse e interessanti degli stessi luoghi. Questa versatilità si manifesta anche sfruttando la luce nelle sue varie forme: quella dell’alba o del tramonto, quella dura del mezzogiorno o quella diffusa filtrante da una coltre nuvolosa, ci permettono di rivestire l’ambiente circostante di umori e sensazioni sempre diverse e nuove. Certo fare buone fotografie di paesaggio non è cosa semplice, come abbiamo visto è necessario conoscere bene il linguaggio della fotografia e disporre di un buon bagaglio tecnico, che con la pratica andrà sempre più affinandosi. Ma vi assicuro che dopo aver predisposto tutto e aver lungamente atteso il momento sospirato dello scatto, nel momento stesso in cui esso si realizza, vi sentirete parte integrante di quel paesaggio che vi circonda: perché lo avete amato e per questo esso ha deciso di svelarsi unicamente davanti ai vostri occhi.

Un tutorial sulla fotografia di Paesaggio, realizzato e pubblicato per il volume MaxArtis Book N.1, edito nel marzo 2007.