Una brutta giornata in montagna, metereologicamente parlando, può rivelarsi una grande occasione.
Certo magari guardi fuori al mattino dalla tua tana, sia che si tratti di una tenda che di una stanza d'albergo e vedi che piove a dirotto: meglio cambiare programmi e rimandare.
Ma puoi anche sentire che è la giornata giusta per andare a scoprire qualcosa di nuovo, e parti sapendo già che l'obiettivo non è la cima o la destinazione che avresti desiderato, ma il trovare qualcosa lungo il cammino.
Ci sono giorni in cui nessuno può trattenerti dal fare un incontro speciale, e forse non puoi fare nulla nemmeno per evitarlo. L'importante è tenere i sensi ben accesi, e andare fin dove si può senza andare a rischiare nulla di più di quanto sia necessario fare.
Dieci giorni fa' ho vissuto una di queste giornate, sono partito con la pioggia dal fondo del
Val Saisera e ho iniziato a salire per sentieri rocciosi che man mano divenivano sempre più scivolosi. Il meteo non mi lasciava nessuna speranza, il tempo si chiudeva sempre più e la pioggia aumentava.
Sono salito con un grande zaino sulle spalle fino quasi alla vetta dell
Jof di Somdogna. Alla forte pioggia si è aggiunto il vento e le nuvole sempre più basse: ho deciso che ero salito abbastanza e mi sono fermato stando ben vicino alla parete.
Davanti a me, anzi tutto attorno, la
Catena Jôf Fuârt-Montasio mi offre una conca maestosa di pareti di roccia, costellate da cime aguzze in un ambiente ancora selvaggio. Stando fermo dove sono e con nessun'altra presenza nelle vicinanze, dopo un poco perdo il senso di dove sono e mi pare di essere lontanissimo dalla civiltà.
Pian piano mi sembra che quello che vedo con gli occhi non riguardi più l'esterno ma lo spazio che è dentro di me. Ci sono rocce taglienti che posso vedere bene: come alcune mie certezze mi sembra che posso partire da quelle ad esplorare quell'ambiente. In alto un cappello di nuvole nere, minacciose e opprimenti che non hanno nessuna intenzione di andarsene: ci sono zone in cui non oso nemmeno immaginare di guardare dentro di me, perché forse ho paura di vedere cosa possano riservarmi.
Poi però c'è un piccolo squarcio nella roccia da cui filtra un po' di luce, ecco che subito la mente inizia ad immaginare cosa ci sarà oltre quel varco e si insinua la voglia di andare a vedere: quanto è bello ed emozionante il mistero, quella possibilità che sta nel mezzo tra possibile ed impossibile.
Resto un paio d'ore a fantasticare davanti a quel paesaggio che muta frustato dal vento e dalla pioggia: torno a valle bagnato ma felice. E' strana la gente che ama la montagna...